Page 72 - La Storia delle Scienze
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Inoltre considerava che la Terra dovesse avere forma sferica.


           La differenza di inclinazione di 7,2° dipendeva quindi dalla curvatura della superficie ter-
           restre che cambiava il punto di vista dal quale gli abitanti delle due città vedevano il Sole.


           Egli ragionò in questo modo: l’angolo di 7,2° è congruente all’angolo che ha per vertice il
           centro della Terra e i cui lati passano rispettivamente per Alessandria e Siene (angoli cor-
           rispondenti). Si tratta quindi di una “distanza angolare” tra le due città, pari a un cinquan-
           tesimo dell’angolo giro.


           Ciò significa anche che la distanza “effettiva” tra le due città (ritenuta di 5.000 stadi) fosse
           un cinquantesimo della circonferenza terrestre.

           Eratostene, allora, moltiplicò per 50 questo valore, ottenendo 250.000 stadi (1 STADIO =

           154 – 215 metri): la prima misura scientifica della circonferenza terrestre.

           In campo matematico, invece, il suo maggior contributo fu quello di
           individuare  una  tecnica,  che  prende  il  suo  nome  (crivello  di  Erato-

           stene), per trovare tutti i numeri primi inferiori ad un determinato va-
           lore.

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                                                             La  prima  trattazione  completa  dei  movi-

                                                             menti del Sole e della Luna in termini di epi-
                                                             cicli, è dovuta a Ipparco di Nicea (190 – 120
                                                             a.C.), il più grande astronomo dell’antichità

                                                             greca,  i  cui  lavori  servirono  da  ispirazione
                                                             all’ultimo dei grandi astronomi greci, Claudio
                                                             Tolomeo (100 - 178 d.C.).


                                                             La  teoria  planetaria  fu  un  importantissimo
           contributo della matematica alla comprensione della struttura e dell’armonia dell’Uni-
           verso.


           Il suo concetto basilare, che le apparenti irregolarità del movimento dei corpi celesti po-
           tessero essere ricondotte ad una legge matematica, era ardita ed audace.

           Gli astronomi greci, allora, cominciarono a misurare l’Universo, e con ciò lo riducevano
           ancor di più ad una entità intelligibile passibile di venir trattata matematicamente.


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