Page 177 - La Storia delle Scienze
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Nell’antica galleria del LEP, lunga 27 km e scavata nel sottosuolo di Ginevra, due fasci di
protoni, dopo essere stati accelerati in direzioni opposte da un complesso sistema di ac-
celeratori, collidono fra loro a una velocità prossima a quella della luce.
Nei due punti in cui avven-
gono le collisioni, due rivela-
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tori di particelle tecnologi-
camente avanzati, analizzano
in tempo reale una moltitu-
dine di eventi.
Uno di questi eventi è stato
quello di evidenziare il “bo-
sone di Higgs”, cioè quello
che “inventa” la materia, for-
nendo e differenziando la massa delle particelle.
Questo famigerato bosone, che prende il nome dal fisico
scozzese Peter Higgs (1929 -), il quale per primo, fin dagli
anni 60 ne teorizzò l’esistenza, è sorgente di un campo, “il
campo di Higgs”, che pervade lo spazio vuoto rendendo
“pesante” la materia.
Tale campo dovrebbe fornire la massa alle diverse parti-
celle in quantità tanto maggiore quanto più grande è l’in-
tensità dell’interazione stabilita con esse.
***
Ecco come Leon Lederman (1922 -), premio Nobel 1988 per
la fisica, descrive la particella di Higgs: “Noi pensiamo che vi
sia uno spettro che si aggira per l’Universo, che ci impedisce
di capire la reale natura della materia. È come se qualcosa, o
qualcuno, volesse precluderci il raggiungimento della cono-
scenza definitiva.
La barriera invisibile che ci impedisce di conoscere la verità si
chiama campo di Higgs. I suoi gelidi tentacoli si estendono in
70 I rivelatori elettronici si possono classificare a seconda del tipo di particella che rivelano, e quindi in base alla grandezza
fisica che misurano.
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