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Per far quadrare i conti della teoria, ci sarebbero voluti tuttavia altri due quark, battezzati

           con i nomi di bottom (basso) o anche beauty (bellezza) e top (alto) e indicati rispettiva-
           mente con i simboli b e t.

           Dopo la scoperta della particella Y, la cui struttura indica chiaramente l’esistenza del

           quinto quark b, restava da trovare il sesto e più sfuggente membro della famiglia dei
           quark.

           La caccia, condotta per lungo tempo, si concluse nel 1994 con la scoperta del top carat-

           terizzato da una massa oltre 160 volte più grande di quella del protone.

           Una delle più peculiari proprietà dei quark è la loro carica elettrica frazionaria, derivante
           dal fatto che la carica elettrica di ciascuna particella adronica è data dalla somma alge-

           brica delle cariche dei quark costituenti.

           Un aspetto dei quark che ha creato diversi problemi ai fisici teorici è stato lo spin.

           Per ottenere i corretti momenti angolari degli adroni, ai quark deve essere attribuito uno

           spin pari a 1/2.

           Come tutte le particelle con spin semintero finora conosciute, essi devono dunque essere
           soggetti al principio di esclusione di Pauli.

           Ciò implica che in uno stesso stato non possono esistere due quark con gli stessi numeri

           quantici.

           Invece, proprio gli oggetti più elementari sembravano non comportarsi come i soliti fer-
           mioni.


                                          Oscar W. Greenberg (1932 -) riuscì a risolvere questa appa-
                                         rente  incoerenza  assegnando  ai  quark  un  numero  quantico
                                         supplementare chiamato “colore”.


                                         Con l’aggiunta di questo nuovo attributo, ogni quark di un dato
                                         tipo può mostrarsi in tre varietà distinte per il colore, cioè B
                                         (blue, azzurro), G (green, verde) e R (red, rosso) senza mutare
                                         o perdere gli altri aspetti.


                                         Anche  agli  antiquark  corrispondono  i  tre  anticolori.  Ovvia-
                                         mente, si tratta solo di far apparire uno stesso oggetto con
                                         qualche cosa di diverso: il colore o l’anticolore sono, infatti,

           solo etichette che non hanno nulla a che vedere con la policromia del nostro mondo.

           Con questa ipotesi, quando i quark si legano per formare una particella non si trovano,
           anche se sono dello stesso tipo, nello stesso stato quantico, poiché si differenziano per il

           colore.

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