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La Teoria del Campo di Colore
La teoria del campo di colore, sviluppata nell’arco degli ultimi venti anni per interpretare
le interazioni fra i quark, è chiamata “cromodinamica quantistica” (QCD).
L’interazione fra i diversi tipi di colore, o fra un colore e un anticolore, non è altro che la
forza nucleare forte che tiene legati i quark per dare vita alle particelle.
Questa forza (nucleare forte) è trasmessa da una classe di esoteriche particelle dette
“gluoni”.
I gluoni, che si comportano come robuste corde elastiche, servono per incollare fra loro i
quark formando oggetti osservabili, privi di carica di colore, come il protone e il neutrone.
Il metodo più appropriato per creare nuove particelle e quindi anche i quark, è quello di
far urtare violentemente l’uno contro l’altro gli adroni, portati a velocità relativistica en-
tro gli acceleratori di particelle.
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Come una “monade leibniziana ”, una particella è potenzialmente formata da tutte le
altre; infatti, presenta in sé tutte le configurazioni possibili, nel senso che costituisce il
centro primordiale della materia.
67 Leibnitz riconduce tutto a Dio, creatore di ogni cosa. Le cose create sono infinite e si presentano complesse. La loro com-
plessità è, però, riconducibile a elementi semplici, che Leibnitz chiama monadi.
Esse sono senza parti, senza “estensione né figura né divisibilità”. Sono atomi immateriali.
Le monadi sono punti metafisici, distinti da quelli fisici e da quelli matematici, una forza di “natura metafisica”, costituita da
infinite parti chiamate “atomi spirituali”, di cui è fatta tutta la realtà.
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