Page 332 - La Fisica nella Storia
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Nel 1974 fu presentata la “cromodinamica quantistica “(QCD), in grado di trattare senza
problemi gli adroni conosciuti e di prevedere l’esistenza teorica di una particella, l’omega−, poi
effettivamente osservata.
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Due fisici americani, John Schwarz (1941 -) e
Joel Scherk (1946 – 1980), si accorsero che la
misteriosa particella con spin 2 e massa 0
poteva essere il “gravitone”, l’ipotetico
messaggero della forza di gravità.
A questo punto entrò in scena la
“supersimmetria”, con la sua
trasformazione dei fermioni in bosoni.
Sappiamo che la classe degli adroni comprende rappresentanti di entrambi i tipi.
Se si fosse trovato un modo di far comparire questa proprietà dentro le stringhe, molte altre
particelle sarebbero entrate automaticamente nella sua orbita, portate dai loro partner
supersimmetrici.
Questa, oltre a comprendere anche le particelle con spin 1/2, eliminava lo sgradevole difetto di
contemplare l’esistenza di oggetti più veloci della luce, previsti dalla versione precedente.
Nel 1983 il fisico spagnolo Luis Alvarez-Gaume (1955 -) assieme al
fisico americano Edward Witten (1951 -), scoprirono un nuovo
problema, ovvero che la teoria delle superstringhe, cosi come quella
quantistica di campo, generavano delle anomalie, che si verificavano
quando durante la traduzione di un sistema classico nella sua
versione quantistica sparivano certe importanti simmetrie di
partenza.
Scoprirono, però, che se lo spazio tempo avesse avuto 26 dimensioni, tutte le anomalie
scomparivano, come per magia. Poi riuscirono a scendere a dieci il numero di queste
dimensioni.
Il tempo rimaneva lineare, ma lo spazio doveva acquistare in qualche modo sei dimensioni extra.
Si cominciarono così a studiare questi nuovi spazi a più dimensioni, e quelli che rispondevano
meglio alla teoria erano i cosiddetti “spazi di Calabi-Yau”.
172 È la teoria fisica che descrive l'interazione forte.
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