Page 315 - La Storia delle Scienze
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sua parte; l’altra sarebbe andata ai mortali. Ingannato dall’apparenza, Zeus scelse la sacca

           con il grasso, ma quando capì di essere stato imbrogliato punì l’oltraggio strappando agli
           uomini il fuoco.

           Sentitosi responsabile, poi Prometeo rubò il fuoco agli dei per restituirlo agli uomini.
           A questo punto Zeus fece legare Prometeo a una rupe e ordinò ad un’aquila di andare a
           rodergli il fegato.
           Il fegato del titano si rigenerava ogni notte e così la tortura divenne eterna.

           Questo non è il solo racconto del genere. Nell’Odissea ne esiste un altro un po’ meno
           famoso in cui si parla di un gigante di nome Tizio che tentò di violentare Latona, madre di
           Apollo e Artemide, ma i due dei, richiamati dalle urla della madre lo colpirono ripetuta-

           mente con le loro frecce, facendolo fuggire via.
           Non contenti corsero da Zeus per chiedergli di punire il gigante. Allora Zeus lo incatenò
           negli inferi e ordinò a due avvoltoi di cibarsi del suo fegato durante ogni notte di luna
           nuova.

           Come quello di Prometeo, anche il fegato del gigante continuava a rigenerarsi, tant’è che
           anche questa punizione divenne eterna.

           Nonostante i due racconti siano molto fantasiosi, solo recentemente si è scoperto che il
           fegato, anche se tagliato quasi completamente, è l’unico organo del nostro corpo che si
           può rigenerare completamente.
           Ora  è  possibile che  gli  antichi  greci  avessero  scelto  per  queste  narrazioni  il  fegato in

           quanto era considerato la sede dell’anima o se sapessero cosa il fegato fosse capace di
           fare.
       26. Dormire o non dormire: Molto tempo fa il bisogno di dormire costituiva spesso un peri-

           colo. Il sonno rendeva i nostri antenati vulnerabili a ladri e predatori.
           Quasi certamente, questo è anche il motivo per il quale gli esseri umani hanno un innato
           timore del buio.
           Per tutte queste ragioni, chiunque fosse in grado di dominare il sonno e indurlo negli altri

           veniva visto come detentore di un potere soprannaturale.
           Nella mitologia greca, Medea, nipote della maga Circe, che poteva trasformare gli uomini
           in animali, e a sua volta figlia di Ecate, la dea della magia, aveva il dono di indurre il sonno

           agli esseri viventi.
           Secondo la leggenda narrata dallo storico greco Apollodoro, nel 200 a.C., l’eroe Giasone,
           durante uno dei suoi viaggi, in quanto capo della spedizione degli Argonauti, incontrò Me-

           dea che immediatamente si innamorò di lui.
           Venuta a sapere che Giasone voleva rubare il Vello d’Oro, “sorvegliato da un drago in-
           sonne”, Medea si offrì di aiutarlo con le sue arti magiche.

           Dopo un lungo viaggio, la coppia giunse nella radura dove, appeso a un albero, si trovava
           il vello, e Medea con una pozione magica fece addormentare il drago che lo sorvegliava.




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