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ANEDDOTI



          1. Iolao (o Protesilao): La sua fu una vita molto difficile. Già per nascere ebbe i suoi bei
              problemi, infatti suo padre Ificlo, re di Filace, era rimasto a lungo impotente, finché
              un medico-indovino di nome Melampo, non gli consigliò di sacrificare due tori agli
              Dei.

              Melampo, in quella occasione, riuscì a captare un breve scambio di battute tra due
              avvoltoi, che si erano posati sulle carcasse dei tori, destinati agli dei: “Chi ha sacrifi-
              cato questi tori agli Dei?” chiese uno dei due avvoltoi. “È stato Ificlo, il re di Filace”

              rispose l’altro. L’altro prontamente ribatté: “Che tu sappia, è vero che Ificlo non può
              aver figli?”, “Sì”, rispose il secondo corvo, aggiungendo: “è vero, e io ne conosco
              anche il motivo: un giorno suo padre Filaco, dopo aver immolato un ariete sull’ara di

              Artemide, gettò a terra il coltello del sacrificio, e Ificlo, che all’epoca era ancora un
              fanciullo, rimase molto turbato alla vista del sangue. Il padre, allora, per nascondere
              la lama, conficcò il coltello in una quercia sacra, e questo offese la Dea, che inflisse

              a Ificlo l’incapacità di generare.”
              Grazie a queste parole udite, Melampo prese gli opportuni provvedimenti: come
              prima cosa estrasse il coltello incriminato dalla quercia sacra, quindi ne asportò tutta
              la ruggine per poi farla bere al re, sciolta nel vino.

              Subito dopo nacquero così due bambini: Iolao e Podarce, famoso per la sua velocità
              nelle gare di corsa.
              Iolao era bellissimo, e grazie alla sua bellezza, aveva fatto innamorare di sé Laoda-

              mia, splendida figlia del re Acasto ed eccezionale scultrice. Acasto si era opposto fin
              dall’inizio al matrimonio, perché Iolao non era abbastanza ricco da poter aspirare
              alla mano di Laodamia, che, a parer suo, avrebbe dovuto sposare il figlio di un vero
              Re. Laodamia a queste parole rimase malissimo, e stava per fuggire a Filace, dal suo

              Iolao, quando scoppiò la guerra di Troia. Acasto era costretto a parteciparvi a causa
              di un giuramento fatto per difendere l’onore di Elena, rapita dal troiano Paride. Aca-

              sto aveva promesso a Menelao di inviare a Troia quaranta navi comandate da un
              guerriero di sangue reale, ma Acasto non aveva figli maschi, e solo allora gli venne la
              brillante idea che avrebbe potuto mandare Iolao al suo posto. Così organizzò in fretta
              e furia il matrimonio di Iolao con la figlia Laodamia.

              Subito dopo il pranzo gli sposi si ritirarono in camera da letto fino alle prime luci
              dell’alba, quando fu svegliato per partire in guerra al comando delle 40 navi.
              Nel frattempo la moglie Laodamia patì le sofferenze dell’inferno, malvedendo tutti

              coloro che avevano provocato questa maledetta guerra.
              Sulla nave ammiraglia, comandata dal marito Iolao, viaggiava anche il piè veloce
              Achille, il più forte dei guerrieri achei.




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