Page 321 - La Storia delle Scienze
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Non sempre, però si riesce ad identificare l’asteroide di provenienza, soprattutto a
              causa dell’erosione spaziale, che rende gli asteroidi di colore più rosso e lava via le
              proprietà spettrali, proprio come accade alle rocce sulla Terra che cambiano il loro

              aspetto a causa dell’erosione.

              A volte, ma molto di rado, arrivano meteoriti provenienti dalla Luna e da Marte.

              L’importanza  di  queste  meteoriti  consiste  nello  svelarci  gli  elementi  presenti
              nell’Universo.


              Dalle loro analisi si è scoperto che nel sistema solare ci sono almeno 100 elementi
              naturali, alcuni abbondanti ovunque, come l’idrogeno, l’ossigeno e il ferro, mentre
              altri, come l’oro, l’argento o l’uranio, sono molto più rari.


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              L’Universo primitivo era molto diverso da quello odierno. Non esistevano galassie,
              stelle, né pianeti o asteroidi e neanche gli atomi.

              Pochi istanti dopo il Big Bang, l’Universo era una nube torbida di particelle subato-

              miche (protoni, elettroni e neutroni).

              Le particelle si muovevano a velocità tremende, scontrandosi di continuo.


              Le particelle di radiazione elettromagnetica (fotoni) nascevano e scomparivano in
              continuazione,  assorbite  da  altre  particelle,  e  tutto  questo  mentre  l’Universo  si
              espandeva e si raffreddava rapidamente.

              Nel primo secondo dopo il Big Bang, interazioni tra particelle ancora più elementari

              fissarono il rapporto tra protoni, neutroni ed elettroni, manteneva sempre, nel com-
              plesso, una carica neutra.

              Quando la temperatura scese un bel po’, protoni e neutroni, cominciarono a fondersi

              grazie all’attrazione delle forze nucleari forti, fino a costituire i nuclei degli atomi.

              Gli elettroni, avendo una massa più leggera, vagavano a velocità ancora troppo alte,
              per poter interagire con questi nuclei.

              Bastarono altri tre minuti, affinché l’Universo si raffreddasse al punto tale da fare in

              modo che i fotoni non avessero più l’energia sufficiente a spezzare i nuclei, comin-
              ciando così a diventare più grandi.

              I nuclei contenenti un numero pari di protoni avevano una maggiore stabilità rispetto

              a quelli con numero dispari, opponendo così maggior resistenza quando una colli-
              sione rischiava di spezzarlo.





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