Page 99 - La Fisica nella Storia
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La Fisica tra il Settecento e l’Ottocento
La vita sulla Terra è totalmente dipendente dall’energia che il Sole riversa in ogni istante nello
spazio vuoto, sotto forma di onde elettromagnetiche.
Circa metà di questa energia è concentrata a lunghezze d’onda comprese tra 380 e 760
miliardesimi di metro.
Oggi sappiamo che quel tipo particolare di radiazione elettromagnetica alla quale diamo il nome
di luce, non è che una piccola parte della storia di quello che attraversa lo spazio.
Anche il buio più nero può nascondere segnali che sfuggono alla vista, come le onde radio, i
raggi ultravioletti, i raggi infrarossi, oppure i raggi X.
Tutte queste forme di radiazione elettromagnetica trasportano energia e informazioni, proprio
come la luce, ma c’è bisogno di strumenti adeguati per poterle rivelare.
William Herschel (1738 – 1822) contribuì a far
emergere dall’oscurità oggetti celesti mai visti
prima.
Intorno al 1800 stava tentando di capire se la
luce di diverso colore trasportasse una diversa
quantità di calore, e per farlo, fece passare la
luce del Sole attraverso un prisma,
scomponendola nei vari colori dello spettro.
Poi misurò le variazioni di temperatura
provocate da ciascun colore, grazie all’uso di un termometro.
Fu così che notò come la temperatura si alzasse maggiormente andando verso la parte rossa
dello spettro luminoso e che l’aumento di temperatura non cessasse quando il termometro
veniva posizionato immediatamente oltre la zona rossa.
Concluse, così, che sarebbero dovuti esistere raggi invisibili, che ribattezzò “raggi calorifici”
(radiazione infrarossa), e verificò sperimentalmente che ad essi si potevano applicare con
successo tutte le leggi dell’ottica allora conosciute.
Analogamente a quanto capitato ad Herschel, con i raggi infrarossi, capitò la medesima cosa a
Johann Wilhelm Ritter (1776 - 1810) con la regione al di là dell’altro estremo, quello della
radiazione ultravioletta.
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