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L’atomo di Bohr




                                          La prima difficoltà che Niels Bohr (1885 – 1962) dovette superare

                                         era che, se fosse stata vera la teoria di Rutherford sugli atomi,
                                         questi  sarebbero  potuti  esistere  solo  per  una  piccolissima
                                         frazione di secondo, cosa che in realtà non è vera.

                                         Mettendo insieme l’esperienza di Plank ed il modello di atomo

                                         pensato da Rutherford, Bohr intuì che gli elettroni nelle orbite
                                         consentite non emettevano radiazioni se non quando passassero
                                         da  un’orbita  ad  un’altra  e  ciò  avveniva  in  accordo  alle  idee

                                         dell’allora nascente meccanica quantistica.

                                                                                                            143
                                         Bohr  si  aspettava  quindi  una  relazione  tra  lo  spettro   di
                                         emissione ed il raggio delle orbite occupate dall’elettrone.


       Nel suo modello dell’atomo, Bohr, pur accettando l’idea di modello planetario di Rutherford,
       postulò la teoria degli elettroni in orbite fisse, cioè che gli elettroni si muovessero solo in orbite
       ben definite, corrispondenti ai diversi stadi di energia del nucleo dell’atomo, nelle quali non

       emettevano né assorbivano energia.

       Per  spiegare  la  stabilità  dell’atomo  ed  il  fatto  che  l’elettrone,  soggetto  ad  accelerazione
       centripeta durante il suo moto rotatorio, non irraggiasse energia, studiò molto attentamente il

       più semplice atomo esistente, quello d’idrogeno, e formulò i seguenti due postulati:

       1) Un elettrone può descrivere intorno al nucleo solo una successione discreta di orbite, nel
       senso che non tutte le orbite sono permesse.

       2) Quando un elettrone percorre una data orbita non irraggia energia: il contenuto energetico

       dell’atomo varia solo per effetto di una transizione da un’orbita ad un’altra, passando così in
       uno stato di diversa energia.

       Ora non rimaneva che scoprire le regole di tale quantizzazione, ovvero bisognava stabilire un

       criterio per determinare le orbite accessibili all’elettrone.

       Bohr  risolse  il  problema  quantizzando  il  momento  angolare  dell’elettrone  secondo  una
       determinata condizione (condizione di quantizzazione del momento angolare):


       “Il modulo del momento angolare L dell’elettrone rispetto al nucleo è un multiplo intero della
       costante h di Planck, divisa per 2π”:






       143  Uno spettro è l’insieme delle frequenze delle radiazioni elettromagnetiche emesse o assorbite dagli elettroni di un atomo.
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