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Una breve storia dell’Atomo



           Secondo le idee dei “chimici primitivi”, i costituenti primari della materia erano: Acqua,
           Aria, Fuoco e Terra.


           Queste supposizioni sono andate avanti per secoli. Solo nel XIX secolo, Dalton sostenne
           che l’atomo costituisse la più piccola parte della materia. Successivamente Thompson af-
           fermò che l’atomo dovesse essere necessariamente neutro e che per questo dovesse con-
           tenere particelle positive e negative in egual numero.


           Toccò poi a Rutherford, nel XIX secolo, definire il primo “modello atomico”, che propose
           essere simile ad una struttura planetaria: al centro un nucleo positivo contenente protoni
           intorno al quale ruotavano gli elettroni, con carica negativa, in numero uguale a quello

           dei protoni del nucleo, in modo da avere neutralità.

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                                                                                                        -5
           Nota: Il nucleo atomico costituisce la parte centrale dell’atomo e ha un raggio 10 ~10
           nm.

           Le Forze nucleari non sono riconducibili a forze di natura gravitazionale o elettromagne-
           tica, ma sono viste come forze di scambio


           Questo modello però, era in disaccordo con la teoria elettromagnetica classica, secondo
           la quale, gli elettroni che si muovono nel campo elettrico del nucleo, dovrebbero irradiare

           onde elettromagnetiche e, di conseguenza, cadere in tempo breve sul nucleo.

           Solo nel 1932 venne scoperto il neutrone, ad opera del fisico inglese James Chadwick.

           Qualche anno dopo, applicando la teoria quantistica di Planck, Niels Bohr ipotizzò che

           potessero  esistere  alcuni  stati  stazionari nei  quali  l’elettrone  potesse  muoversi  senza
           emettere energia. Secondo questa teoria, l’elettrone, per muoversi su un’orbita senza
           emettere energia deve necessariamente possedere un momento angolare, dato dal pro-
                                                                                                             ℎ
           dotto mvr (dove m è la massa, v la velocità ed r il raggio della sua orbita), multiplo di  ,
                                                                                                            2
           dove ℎ è la costante di Planck.

           Si scoprì poi che l’elettrone potesse saltare da un’orbita alla successiva, solo se gli si for-
           nisce una ben determinata energia, per poi ritornare spontaneamente nella sua orbita

           naturale, quella a minor energia, rilasciando, sotto forma di radiazione, l’energia prece-
           dentemente assorbita.

           Nota: Per fornire energia radiante all’elettrone è necessario servirsi di una radiazione di

           opportuna frequenza.

           Successivamente Sommerfeld, analizzando gli spettri di emissione dell’atomo dell‘idro-
           geno, per giustificare le righe spettrali, ipotizzò che le orbite non fossero solo circolari ma

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