Page 155 - La Storia delle Scienze
P. 155

Il Principio di indeterminazione di Heisenberg



           Secondo i principi della fisica classica, conoscendo i valori esatti della posizione x di un
           elettrone, assieme alla sua quantità di moto p (massa x velocità), sarebbe possibile cono-

           scerne la posizione esatta in qualunque istante di tempo, passato, presente e futuro.

                                           Secondo il fisico e matematico francese Pierre Simon de La-
                                          place (1749 – 1827), una ipotetica intelligenza sovrumana che
                                          fosse in grado, anche solo per un istante di tempo, di cono-

                                          scere la posizione e la quantità di moto di ogni singola parti-
                                          cella  dell’Universo,  potrebbe  calcolare,  grazie  alle  leggi  di

                                          Newton, tutti gli accadimenti passati, presenti e futuri del co-
                                          smo (demone di Laplace).

           A complicare le cose, però ci ha pensato Werner Heisenberg (1901
           – 1976), con il suo  “principio di indeterminazione”, secondo il quale

           esiste una relazione vincolante tra il grado di precisione ∆ col quale
           si può conoscere la posizione di un oggetto quantistico e l’incertezza
           ∆ della conoscenza della sua quantità di moto.


           Il motivo di tale indeterminazione, non è dovuto a motivi tecnici e
           tantomeno dipende da imprecisioni delle misure.

           Tra questi due valori, ∆ e ∆, sussiste una relazione di complementarità: diminuire il

           valore di ∆ porta automaticamente ad un aumento del valore di ∆, e viceversa.

           Gli effetti del principio di Heisenberg si combinano a quanto causato dal principio di esclu-
           sione di Pauli.

           Sappiamo che un sistema atomico con più elettroni, un elettrone più energetico, orbi-

           tante in un livello esterno, non può irraggiare e quindi cadere in stati di minore energia
           perché essi sono già occupati da altri elettroni, rendendo questo modello perfettamente
           stabile, cosa che non accadeva per il modello classico.


           Un oggetto quantistico o non ha una posizione precisa, o non possiede una quantità di
           moto precisa, dovuto all’effetto Compton.

           Questa caratteristica, si pensa, sia una proprietà della materia in sé. Infatti, effettuando

           l’esperimento della doppia fenditura sugli elettroni, se vogliamo individuare la loro posi-
           zione dobbiamo per forza utilizzare una radiazione elettromagnetica, e anche se usiamo
           quella a più bassa frequenza, viene sì conservata la figura di interferenza, ma non è più

           possibile sapere da quale delle due fenditure è passato ciascun elettrone.




                                                            149
   150   151   152   153   154   155   156   157   158   159   160