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Nel corso di questo lavoro, confrontando la posizione degli
                                       astri con quella rilevata dai suoi predecessori, fece la scoperta
                                       per cui oggi è universalmente noto, la “Precessione degli Equi-

                                       nozi”, ovvero lo spostamento del centro di rotazione del cielo.

                                       Scoprì che l’asse terrestre non è fisso, ma descrive un cerchio
                                       in 26.600 anni, alterando così la posizione delle stelle fisse.

                                       Il suo studio fu così accurato

                                       che poté calcolare i  valori  di
              spostamento supposti in 45’’ d’arco all’anno contro i
              50’’ misurati oggi.


              Ipparco fu l’unico predecessore degno dell’ammira-
              zione di Claudio Tolomeo, il più grande astronomo,
              geografo  e  astrologo  greco  vissuto  ad  Alessandria

              d’Egitto tra il 130 ed il 175 d.C., la cui opera, “l’Alma-
              gesto” fu un riepilogo di tutto il sapere del passato e
              rappresentò un riferimento duraturo per i secoli futuri (ben oltre i 1000 anni).


                                                              In quest’opera Tolomeo riprese e riadattò
                                                              le vecchie teorie astronomiche alle nuove
                                                              scoperte:  stabilì  il  sistema  geocentrico
                                                              come punto irremovibile delle sue idee,

                                                              dal quale giustificò il moto dei pianeti con
                                                              le teorie di Apollonio ed Ipparco usando
                                                              epicicli e deferenti.


                                                              Per creare un modello quanto più preciso
                                                              possibile, che non differisse dalle osserva-
                                                              zioni,    introdusse      il   concetto      di
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              “equante ”, perfezionando l’ipotesi dell’eccentrico di Apollonio.

              Con questo stratagemma Tolomeo riuscì a non discostarsi troppo dai principi aristo-
              telici di circolarità delle orbite e di costanza del moto, in quanto l’eccentricità faceva

              apparire il moto degli astri non costante quando osservato dalla Terra, mentre in
              realtà risultava continuo.






              43  Si tratta di un espediente per conferire a un pianeta una velocità variabile sulla sua orbita, indipendentemente dalla
              variazione dovuta all’epiciclo del pianeta.
              L’equante è un punto, rispetto alla Terra, che è situato dalla parte opposta del centro del deferente, ma ad un’uguale
              distanza da tale centro. Inoltre il centro degli epicicli dei pianeti si muove con velocità angolare costante intorno
              all’equante.
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