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Copernico, in questo modo semplificò i calcoli, che ora funzionavano meglio. Infatti
              la semplificazione dei calcoli del modello tolemaico, all’inizio, avevano il solo scopo
              di prevedere meglio la posizione dei pianeti.

              Il suo “De Revolutionibus Orbium Coelestium” fu il primo grande trattato di astrono-

              mia dopo l’Almagesto di Tolomeo.

              In quest’opera si nota ancora l’attaccamento all’astronomia medioevale.

              Per Copernico erano ancora le “sfere” che facevano ruotare i pianeti intorno al Sole,

              e anche se aveva spostato 2000 volte più lontano la sfera più esterna, rispetto al
              modello antico, aveva comunque continuato ad avere un’idea di un Mondo finito e
              limitato, oltre al quale non ci fosse niente di fisico, neppure lo spazio vuoto.


              Copernico ritardò di oltre quarant’anni la pubblicazione della sua opera, in quanto
              aveva capito che spostare la Terra dalla sua millenaria immobilità, sarebbe andato
              contro le “Sacre Scritture”, suscitando, così, l’opposizione della Chiesa.


              Per limitare i danni fece fare una prefazione dell’opera ad un teologo luterano, spie-
              gando che questa nuova teoria era solo un’ipotesi matematica senza alcuna pretesa
              di rispecchiare la verità fisica.


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              Il poeta romano Lucrezio (91 - 55 a.C.), nel suo “De rerum na-
              tura”, riprese le idee dei filosofi greci Democrito (460 - 370 a.C.)
              ed Epicuro (341 - 270 a.C.), che concepivano lo spazio e la ma-

              teria come illimitati e capaci di generare infiniti mondi.

              Quest’opera, riscoperta nel 1417, segnò l’opera dell’astronomo
              tedesco,  Cardinale  di  Santa  Romana  Chiesa,  Niccolò  Cusano

              (1401 – 1464), “Della dotta ignoranza”, pubblicata nel 1440.               Lucrezio

                                     Anche Giordano Bruno (1548 - 1600), espose il modello coper-
                                     nicano in alcuni suoi dialoghi scritti nel 1584, integrandolo con

                                     la visione più ampia di un Universo infinito ed una pluralità di
                                     mondi.

                                     Questa visione Cosmologica costituì per la Chiesa una vera e
                                     propria tesi sovversiva, tanto da segnarne la sua morte sul rogo,

                                     il 17 febbraio 1600 a Roma.

                                     Le sue opinioni, purtroppo, non ebbero molta influenza verso
                                     l’ambiente scientifico e si persero contro l’oscurantismo della

              Chiesa.


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