Page 127 - Storia del Pensiero Matematico e suoi Aneddoti
P. 127
I primi problemi affrontati dalla scienza 115
Con lo svilupparsi della scienza, si andò incontro, naturalmente, al manifestarsi dei primi
problemi, che erano dovuti per lo più ad un’esigenza pratica, come ad esempio riuscire
a costruire degli altari molto complessi, con forme strane come forme di uccelli o altri
animali, per propiziarsi il favore degli dei.
Gli indiani, specialmente, pensavano che per accalappiarsi il favore degli dei dovessero,
di tanto in tanto, raddoppiare le dimensioni dei loro altari, e quindi si posero il problema
di come attuare questo tipo di modifiche.
La cosa fu abbastanza complessa e impegnò gli scienziati dell’epoca per anni o
addirittura per secoli, come danno testimonianze varie opere dei filosofi del tempo.
il problema di raddoppiare l’area di un quadrato
Platone fu un grande sostenitore dell’anamnesi 131 (reminiscenza) e della
“reincarnazione dell’anima”.
Per lui conoscere significava solo ricordare quanto si fosse
appreso nelle vite precedenti, contemplandole
132
nell’Iperuranio .
A tal proposito, Platone, nel “Menone” 133 , raccontò un
aneddoto in cui, attraverso una serie di domande e risposte
ad uno schiavo, si cercò di estorcere conoscenze che lo
schiavo stesso non sapeva di avere, come, ad esempio,
quella di determinare, la tecnica corretta per raddoppiare
l’area di un quadrato di lato 2.
Qui, lo schiavo, che non possedeva alcuna conoscenza di geometria, dopo un po’ di
risposte errate, arrivò dapprima a dire che si dovevano raddoppiare le misure dei lati,
ma così facendo, l’area sarebbe stata quadruplicata e non raddoppiata, e poi, sempre
131 Per Platone apprendere, e quindi conoscere non è altro che richiamare alla memoria e ricordare quanto già si sapeva
(reminiscenza).
132 Iperuranio è ciò che va al di là del cielo, in cui si trovano a dimorare le idee, quelle immutabili nella loro perfezione,
tangibili solo dall’intelletto; una dimensione spirituale e metafisica, senza spazio e senza tempo. Lo spazio, nella concezione
greca, era finito e terminato appunto dai cieli.
133 Opera di Platone in cui si parla di un dialogo tra Socrate e il suo alunno Menone, sulla natura della virtù. Strutturalmente
l’opera è simile ai dialoghi del primo periodo, per la sua conclusione aporetica, ma presenta aspetti tipici dei dialoghi della
maturità, come la teoria dell'anamnesis, il metodo ipotetico e l'attenzione per la matematica.