Page 88 - La Fisica nella Storia
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3. Ad ogni azione (forza) corrisponde una reazione uguale e contraria.


       Le sue leggi del moto gettarono le basi per la nascita della fisica come scienza e sono valide
       praticamente per ogni cosa. Rivediamole:


       Prima legge di Newton (legge di inerzia): Se non viene esercitata alcuna forza su un corpo, esso
       continuerà a muoversi a una velocità costante.


       Seconda  legge  di  Newton:  (comunemente  nota  nella  forma  F  =  ma)  In  parole  povere,
       l’accelerazione a di un oggetto è proporzionale alla forza F esercitata su questo e la proporzione
       è determinata dalla massa m dell’oggetto.


       Terza legge di Newton (legge di azione e reazione) Un corpo che esercita una forza su un altro
       corpo sarà soggetto a una forza uguale e opposta esercitata dal secondo corpo.


       Legge di gravità di Newton: Due masse puntiformi rispettivamente di massa M e m, poste a
       una distanza r, si attraggono reciprocamente con una forza che è proporzionale alle loro masse
                                                                                              ∙
       e inversamente proporzionale al quadrato della distanza che le separa. F = k               .
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       Richard Feynman, uno dei più grandi fisici contemporanei ha detto su di lui: “C’era un tempo in
       cui avevamo una certa cosa chiamata «moto», un’altra chiamata «calore» e un’altra ancora
       chiamata «suono», ma dopo che Sir Isaac Newton ebbe spiegato le leggi del moto, si scoprì ben

       presto che alcuni di questi fenomeni, in apparenza così diversi, erano in realtà aspetti della stessa
       cosa; come ad esempio, il suono poteva essere completamente spiegato come moto degli atomi
       dell’aria, il calore è facilmente comprensibile sulla base delle leggi del moto, etc., unificando
       varie teorie in un’unica semplice teoria”.


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       Nell’Universo di Newton, le stelle erano distribuite uniformemente in uno spazio finito.

       Contro questa concezione si scagliò Gottfried Wilhelm Leibniz (1646 - 17 16), che invece credeva

       all’idea  di  uno  spazio  infinito,  senza  alcuna  particolare  proprietà,  dove  le  stelle  erano
       uniformemente distribuite, poiché, se così non fosse, allora dovrebbe esistere una sfera che le
       dovrebbe racchiudere tutte.


       A differenza di Cartesio e di Aristotele, e similmente a Newton, Leibniz era convinto che lo spazio
       vuoto potesse esistere, e che quindi dovessero esistere regioni di spazio totalmente prive di
       contenuto, anche se non credeva che queste regioni potessero appartenere al Mondo reale.

       Anche Leibniz, come abbiamo appena visto, ha dimostrato le sue concezioni, utilizzando dei

       ragionamenti per assurdo.





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