Page 216 - La Fisica nella Storia
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Oggi sappiamo che gli effetti quantistici possono manifestarsi su varie scale, dal più piccolo degli

       atomi al più grande dei sistemi.

       Approfondimento: Le “Scale” su cui avvengono i fenomeni naturali.

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       10  m (un decimo di millimetro): indica il limite del dominio di applicazione della fisica classica;
       rappresenta lo spessore di uno spillo.

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       10  m (un micron o milionesimo di metro): siamo nel campo delle molecole più grandi, quelle
       che si trovano nelle cellule degli organismi, come il DNA o le parti della lunghezza d’onda della

       luce visibile. Rappresenta il limite in cui si iniziano a sentire gli effetti quantistici.

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       10  m (un nanometro o miliardesimo di metro): è il diametro di un atomo d’oro.
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       10  m: è il diametro dell’atomo di idrogeno, il più piccolo tra tutti gli atomi.
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       10  m: siamo dalle parti del nucleo atomico.

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       10  m: siamo nel campo delle misure di protoni e neutroni; sotto questa lunghezza troviamo i
       quark.

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       10  m: è la scala più piccola che si riesce a osservare. Per farlo abbiamo bisogno del più potente
       acceleratore di particelle del mondo, l’LHC del CERN di Ginevra.

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       10  m: è la scala più piccola che dovrebbe esistere, sotto la quale l’idea stessa di “distanza”
       perde di significato a causa degli effetti quantistici.


       Per andare oltre questa scala si devono aspettare nuove generazioni di acceleratori di particelle

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       La meccanica quantistica è il più radicale cambiamento di prospettiva avvenuto nel pensiero

       umano sin da quando i Greci antichi iniziarono ad abbandonare il mito per andare alla ricerca
       dei principi razionali dell’Universo.

       La teoria dei quanti nacque, così per caso, da un fisico tedesco Max Planck (1858 -1947), che per

       ottenere una formula esatta, che riproducesse correttamente i risultati sperimentali ottenuti
       per  calcolare  il  campo  elettrico  in  equilibrio  all’interno  di  una  scatola  calda,  fu  costretto a
       ipotizzare che l’energia del campo elettrico fosse distribuita in pacchetti (“i quanti”), cioè dei

       mattoncini di energia.

       Ipotizzò quindi, per far funzionare le cose, che la dimensione di questi pacchetti dipendesse
       dalla frequenza delle onde elettromagnetiche, cioè dai “colori”.


       Plank calcolò che ogni quanto (pacchetto) di un’onda di frequenza , avesse un’energia pari a
        = ℎ, dove ℎ è una costante, chiamata appunto “costante di Plank”.



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