Page 107 - La Fisica nella Storia
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Energia e Calore
Prima di Platone si riteneva che fuoco e calore fossero la stessa cosa.
Il filosofo greco cominciò a distinguere fra queste due entità,
affermando che il calore fosse una percezione provocata dalla
penetrazione della fiamma nella materia, mentre per Aristotele il
calore era generato dall’eccitazione dell’etere da parte del Sole e del
fuoco.
Si dovettero aspettare le esigenze energetiche del periodo della
“Rivoluzione Industriale” prima che le concezioni dei filosofi greci
venissero messe in discussione.
Solo allora la comunità scientifica iniziò a domandarsi quale fosse la natura del calore e come
questa grandezza potesse essere quantificata.
Il primo a parlarne fu Joseph Black (1728 – 1799), un medico
scozzese appassionato di fisica e chimica.
Black riteneva che il calorico fosse un fluido straordinariamente
elastico, capace di penetrare nella materia riscaldata e di
uscirne quando veniva raffreddata (capacità termica), mentre
l’equilibrio termico tra due corpi, posti a contatto, veniva
giustificato come il risultato di un flusso di calorico dal corpo
più caldo a quello più freddo, fino al raggiungimento della
stessa temperatura.
Black introdusse anche il concetto di “calore latente”, definito
come la quantità di calore necessaria per trasformare l’acqua
in ghiaccio a 0°C o per trasformare acqua bollente in vapore acqueo a 100°C.
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Lo scozzese James Watt (1736 - 1819) fu un ingegnere autodidatta.
Da giovane lavorò nell’officina di carpenteria del padre, poi si trasferì a
Londra per imparare a costruire strumenti scientifici di precisione.
Per un certo periodo fu responsabile delle macchine a vapore presso
l’università di Glasgow in Scozia.
Nel 1763, partendo dalla macchina di Newcomen che serviva per
sollevare l’acqua delle miniere, costruì una macchina a vapore che
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