Page 792 - Capire la Fisica
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Questo onere toccò a Howard Percy Robertson (1903 – 1961) che affermò: sebbene
una particella avesse impiegato un tempo infinito per raggiungere la superficie delimi-
tata dal raggio di Schwarzschild (r = 2M), questo poteva essere vero solo per un osser-
vatore lontano dal buco nero, mentre il tempo proprio, ossia quello misurato da un
ipotetico osservatore posto sulla particella durante il suo viaggio verso l’orizzonte degli
eventi, sarebbe rimasto in realtà finito, cioè il tempo sarebbe passato normalmente
per la particella e il suo osservatore, durante l’attraversamento dell’orizzonte degli
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eventi (relatività einsteiniana ).
Qualche anno dopo, nel 1939, Julius Robert Oppenheimer (1904 - 1967) e il suo allievo
Hartland Snyder (1913 – 1962) pubblicarono sulla prestigiosa “Physical Review” un
bell’articolo sull’attrazione gravitazionale, in cui affermavano che: “una stella di massa
poco superiore a quella del sole subirebbe una contrazione inarrestabile e la sua luce
apparirebbe spostata verso il rosso fino a quando l’astro diverrà invisibile”, scoprendo
così un altro punto di singolarità della soluzione di Schwarzschild, questa volta per r =
0.
I loro calcoli dimostrarono che nulla, neanche la luce, sarebbe stata in grado di uscire
da una zona delimitata dal raggio gravitazionale, ossia quello di r = 2M.
Questo lavoro fu universalmente riconosciuto come il primo, fondamentale passo,
verso la scoperta teorica dei buchi neri, nonostante ciò anche questo lavoro restò ai
margini della scienza, ma questa volta perché c’era una guerra in corso e gli studi degli
scienziati erano rivolti altrove, allo studio della “bomba atomica”.
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John Archibald Wheeler (1911 - 2008), allievo di Einstein e di Bohr, radunò, intorno agli
anni 60 vari giovani talentuosi, che ripresero lo studio delle problematiche gravitazio-
nali.
Le loro ricerche confermarono l’inevitabilità del collasso gravitazionale senza possibi-
lità d’arresto per masse comprese tra 1.5 e 2 masse solari.
Wheeler si accorse, anche di un’altra cosa stravolgente riguardo alla materia che col-
lassava, mettendo in crisi un’altra solida legge della fisica: la conservazione del numero
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barionico , nella quale se un barione sparisce la legge di conservazione garantisce che
un altro barione debba prendere il suo posto, in modo tale che il numero di barioni
282 Non esiste un tempo assoluto uguale per tutti, ma esistono tanti tempi “relativi” quanti sono gli osservatori.
283 I barioni sono i costituenti pesanti della materia. Il numero barionico di un sistema può essere definito come 1/3 della
differenza tra il numero di quark e il numero di antiquark del sistema. Le particelle prive di quark e di antiquark hanno
numero barionico 0 (zero). Tra queste particelle vi sono i leptoni, i fotoni ed i bosoni W e Z. La legge di conservazione del
numero barionico stabilisce che, nelle reazioni tra particelle, quando viene prodotto un certo numero di barioni un egual
numero di anti barioni viene simultaneamente creato.
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