Page 767 - Capire la Fisica
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di assorbimento e di emissione dei vari atomi, ovvero che questi potessero emettere e
assorbire radiazione elettromagnetica soltanto in ben determinate frequenze, caratte-
ristiche di ogni elemento.
Un altro punto a suo sfavore era che secondo la teoria classica, gli elettroni che orbita-
vano intorno al nucleo, dovevano essere soggetti ad una accelerazione radiale e che
quindi avrebbero dovuto perdere energia cinetica, finendo per precipitare sul nucleo.
Ma questo non accadeva.
A cercare di risolvere le contraddizioni tra la teoria atomica di Rutherford e la realtà, fu
il fisico danese Niels Bohr (1885 – 1962). Egli estese il modello di Rutherford compren-
dendovi l’ipotesi di Planck. In questo modo riuscì a spiegare e a prevedere la posizione
delle linee spettrali dell’atomo di idrogeno. Per farlo dovette utilizzare tre postulati,
che in seguito furono chiamati in suo onore, “postulati di Bohr”.
Nel I postulato si affermava che nell’atomo, un elettrone poteva occupare solo deter-
minate traiettorie discrete di energia En (con n = 1, 2, 3, ...). Queste traiettorie erano
dette “stati stazionari”.
Nel II postulato si affermava che nell’atomo gli elettroni che si muovevano lungo gli stati
stazionari, non emettevano radiazione, ma che questa potesse essere liberata solo nel
caso del salto di un elettrone dal proprio livello a un altro più basso.
Nel III postulato si affermava che il momento angolare di un elettrone potesse assu-
mere soltanto valori discreti: esso era cioè quantizzato.
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Nota: distanza minima dell’elettrone dal nucleo nell’atomo di idrogeno viene detta il
raggio di Bohr.
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Purtroppo attraverso il modello atomico di Bohr si riuscivano a spiegare in modo sod-
disfacente soltanto l’atomo di idrogeno e pochi altri atomi a esso simili.
Si è visto poi che il modello di Bohr può essere visto solo come una approssimazione
semi-classica, nemmeno troppo buona, di quello che realmente accade all’interno di
un atomo.
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Una volta scoperto che l’atomo non fosse indivisibile, ci si iniziò a domandare se al-
meno lo fossero, le particelle che lo componevano.
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