Page 218 - La Storia delle Scienze
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Una volta che le dimensioni di questa regione si erano sufficientemente ridotte, la
forza centrifuga derivante dall’accresciuta velocità di rotazione poté controbilan-
ciare la forza centripeta di attrazione gravitazionale, dando origine alle galassie in
rotazione su sé stesse, mentre le zone di spazio che non erano riuscite ad avviare un
moto rotatorio, avrebbero assunto la forma ovale, dando vita alle galassie ellittiche.
Qui, i gas di idrogeno ed elio presenti, si suddivisero in nubi più piccole, che inizia-
rono a loro volta a collassare sotto l’azione della loro stessa gravità.
Gli atomi in esse contenuti, cominciarono ad entrare in collisione gli uni con gli altri,
facendo salire la temperatura, fino a diventare abbastanza alta da innescare le rea-
zioni di fusione nucleare, che avrebbero convertito l’idrogeno in elio.
Quando queste reazioni si stabilizzarono nacquero le stelle, che bruciando l’idrogeno
e trasformandolo in elio, irradiavano con l’energia prodotta, lo spazio circostante
con luce e calore.
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Le stelle, rimarranno stabili per un lungo periodo di tempo, miliardi di anni, fintanto
che il calore prodotto dalle reazioni nucleari riuscirà a controbilanciare la forza di
attrazione gravitazionale.
Solo quando la stella esaurirà tutto il suo idrogeno, inizierà a raffreddarsi e la forza
di gravità prenderà il sopravvento, causandone una contrazione.
Paradossalmente, quanto più è elevata la quantità di combustibile con cui una stella
inizia la propria vita, tanto prima essa lo esaurirà, in quanto più una stella è grande,
tanto più la sua temperatura dev’essere elevata per compensare la maggiore attra-
zione gravitazionale e di conseguenza, quanto più una stella è calda, tanto più la
reazione di fusione nucleare sarà veloce, e di conseguenza impiegherà meno tempo
per dar fondo al proprio combustibile.
Quando si arriva alla fase di contrazione, questa comprime gli atomi gli uni contro gli
altri, tanto che la stella si riscalda nuovamente riprendendo la conversione dell’elio
in elementi più pesanti, come il carbonio e l’ossigeno.
Questo processo, però, non produce abbastanza energia e secondo
fenomeni che non sono del tutto chiari, si contrarrebbe nuova-
mente fino a raggiungere uno stato estremamente denso, detto
“buco nero”, termine coniato nel 1969 dal fisico americano John
Wheeler (1911 – 2008).
Qui il campo gravitazionale è talmente forte da trascinare al suo interno qualsiasi
cosa passi entro il suo confine esterno (orizzonte degli eventi), luce compresa.
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