Page 29 - Storia del Pensiero Matematico e suoi Aneddoti
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Il Linguaggio matematico                                                17




            La  matematica  è  costituita  in  gran  parte  dalle  proposizioni  del  linguaggio  comune,

            attraverso l’utilizzo di un ricco alfabeto, costituito da variabili (x, y, …), costanti, segni di
            operazioni (+, −, ·, :, ^, etc.), segni che indicano relazioni (x < y, oppure x = y, etc.).


            Queste  proposizioni,  tuttavia,  sono  soggette  ad  ambiguità  e  devono,  quindi,  essere
            evitate dal linguaggio matematico, che necessita di frasi ben chiare in cui ogni parola

            che viene usata deve avere un significato ben preciso, senza fraintendimenti. Da ciò

            appare chiaro che da qualche parte bisognava pur partire, cioè si dovevano scegliere le
            basi sulle quali costruire tutto il resto.


            Queste basi, ancora oggi, sono costituite dai concetti primitivi e dagli assiomi. I primi

            sono  gli  elementi  fondamentali sulla cui definizione, spesso  di  natura  intuitiva, tutti
            concordano; i secondi sono degli enunciati sulla cui veridicità si è largamente concordi.


            Nel  campo  della  matematica  o  delle  scienze  in  generale,  il  fatto  che  una  certa

            operazione, anche se ripetuta tantissime volte, si sia comportata sempre in un certo
            modo, permette di formulare solo una congettura. Di conseguenza possiamo ritenere

            che sia possibile che ciò accada sempre, ma non ci dice che è vero. Affinché una cosa sia
            vera,  bisogna  dimostrarla,  cioè  bisogna  stabilire  delle  regole  e  sulla  base  di  esse,

            mediante dei ragionamenti, capire se le cose stiano effettivamente in questa maniera.


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            Affinché  una  definizione  funzioni  bisogna  che  essa  verifichi  almeno  tre  proprietà:
                                                coerenza   22  ,  completezza   23   ed  economicità   24  .  Per

                                                spiegare  un  “qualcosa”  si  devono  usare  delle  parole,
                                                delle  frasi,  facendo  molta  attenzione  sul  corretto

                                                significato  delle  parole  enunciate,  di  cui  si  deve
                                                conoscere  bene  il  significato,  parole  che  quindi  sono

                                                state a loro volta definite usando altre parole e così via,

                                                fino  ad  arrivate  ai  concetti  ultimi,  gli  enti  primitivi,
                                                oggetti ai quali non associamo alcuna definizione.


            A tal proposito Blaise Pascal (1623 - 1662), nel 1670, scrisse le: “Regole per le definizioni:








            21  Una definizione consiste nell’introduzione di un oggetto a partire dagli oggetti fondamentali, o comunque da oggetti già
            introdotti mediante altre definizioni.
            22  Deve avere un significato non equivoco.
            23  Deve poter dire tutto quello che è necessario affinché l'oggetto sia individuato senza possibilità di errore.
            24  Non deve dire più cose di quelle che sono indispensabili per individuare l’oggetto.
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