Page 103 - Storia del Pensiero Matematico e suoi Aneddoti
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razionale”. Ora togliendo la parola numero, rimaneva “tutto è razionale”, cioè, tutto è
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riconducibile alla ragione.
I Pitagorici
I membri della scuola pitagorica erano tenuti ad una rigida disciplina e alla ricerca della
purificazione dell’anima attraverso un rigoroso regime fisico e riti religiosi.
Veniva imposta loro una dieta vegetariana, in quanto credevano nella “metempsicosi”,
ossia della trasmigrazione delle anime, e avevano quindi il timore che l’anima di un loro
amico morto potesse aver dimora in un animale macellato. Inoltre non mangiavano
fagioli, perché quel particolare legume assomigliava al feto umano.
L’appartenenza alla scuola durava tutta la vita ed era concessa solo agli uomini, anche
se eccezionalmente, le donne potevano assistere alle lezioni.
Gli allievi della scuola di Pitagora studiavano geometria, musica, astronomia e
matematica, ma non utilizzavano libri o prendevano appunti, le conoscenze venivano
trasmesse oralmente.
Essi erano obbligati ad esercitare la memoria.
Ogni giorno, appena svegli, riportavano alla mente tutti gli avvenimenti vissuti il giorno
prima, cercando di ricordare esattamente cosa avevano detto, fatto e visto.
Alla base delle loro dottrine c’era l’idea che il numero stesse all’origine di ogni cosa, e
che tutto potesse essere rappresentato attraverso di essi.
La loro filosofia fu quindi profondamente influenzata dalla matematica.
Per Pitagora il numero rappresentava la sostanza delle cose, “l’archè”.
I Pitagorici, invece dell’acqua o dell’aria, pensavano che l’archè stesso fosse costituito
dai numeri, e che i numeri si trovassero in tutte le cose.
Per loro, infatti, il numero, attraverso la sua rappresentazione geometrica,
rappresentava graficamente la realtà.
Credevano che il numero perfetto fosse il 10, poiché la sua rappresentazione grafica,
risultava essere un triangolo equilatero (tetraktìs) avente i lati di 4 unità. Inoltre
ritenevano che i numeri dispari fossero perfetti, in quanto limitati e finiti, mentre che i
numeri pari fossero imperfetti, poiché illimitati e infiniti.