Page 77 - Storia del Pensiero Matematico e suoi Aneddoti
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La matematica greca                                                 65




            I greci notarono svariati errori, incongruenze e contraddizioni nei calcoli dei babilonesi

            e  degli  egizi  e  per  risolvere  questi  problemi  svilupparono  una  forma  più  precisa  di
            matematica, anche se erano coscienti che in molti campi i loro calcoli erano meno precisi

            di quelli dei babilonesi e degli egizi.

            La matematica greca fu molto diversa da quella babilonese o egizia, in quanto nelle

            culture orientali la matematica era vista soprattutto alla luce della sua utilità pratica.


            La risoluzione di un problema matematico si traduceva in un’offerta votiva agli dei, così

            come testimonia una lettera di Eratostene al re Tolomeo tramandataci da Eutocio, nel V
            sec. d.C. Il suo meccanismo per la costruzione dei medi proporzionali che servivano a

            duplicare un cubo, come vedremo in seguito, divenne un’offerta votiva verso il loro dio.

            Per gli Egizi, ad esempio, era pratico calcolare l’inclinazione dei cunicoli delle piramidi,

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            in modo che il “ka”  del faraone defunto potesse essere orientato verso la stella “Sirio”,
            mentre per molti matematici greci, erano i numeri stessi ad essere quasi una religione,
            come  avvenne  per  i  “Pitagorici”,  che  consideravano  i  numeri  come  elementi

            fondamentale di tutto l’Universo.

            Nella loro visione, il cosmo era dotato di una armonia mistica, che si rifletteva sulle note

            musicali  e  sulle  vibrazioni  delle  corde,  “le  armoniche”,  legate  tra  loro,  proprio,  da

            semplici relazioni numeriche.


            La loro classificazione dei numeri era di tipo geometrico e si basava sul modo in cui si
            raggruppavano i sassolini che li rappresentavano (triangolari, quadrati, etc.).


            Anche  se  la  geometria  greca,  perse  nei  secoli  successivi  gran  parte  del  suo  aspetto
            mistico, rimase comunque una disciplina autonoma, una branca della filosofia mai al

            servizio di scopi pratici.




















            75  Il Ka rappresentava l'elemento di contatto tra il corpo fisico ed i principii spirituali. Era un'espressione per l'energia vitale
            creatrice e protettiva. Poteva perciò indicare sia il potere creatore proprio delle divinità, sia la forza conservatrice che
            animava la dea Maat, l'ordine cosmica. Era la somma delle qualità divine che danno la vita eterna.
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