Page 446 - Informatica dalla A a Z
P. 446
Per risolvere l’ambiguità possiamo utilizzare il comando ‘cast’ seguito tra parentesi, dal
tipo di dati e poi si inserisce l’espressione (y = (long) x/3;).
Approfondimento: Possiamo immaginare una variabile come una scatola avente un’eti-
chetta con un nome che, possibilmente, ne indichi il contenuto. In tale scatola potremo
andare a inserire tutti gli oggetti del tipo specifico per cui la scatola è stata costruita.
Prima di poter essere utilizzata, una variabile deve essere necessariamente dichiarata con
un nome e la relativa tipologia. Il nome può essere costituito da lettere e numeri, ma il
primo carattere deve necessariamente essere una lettera. Inoltre non è consentito utiliz-
zare spazi al suo interno, anche se possiamo tranquillamente usare il simbolo dell’under-
score (_). È importante ricordare i nomi sono “CaseSensitive”, cioè c’è differenza tra lettere
minuscole e maiuscole. Ad esempio la variabile x sarà diversa da X. È consuetudine, co-
munque, utilizzare le lettere minuscole per i nomi delle variabili, e quelle maiuscole per le
costanti.
Ogni variabile deve essere esplicitamente e preventivamente dichiarata in una forma come
la seguente:
int x; dove x è la variabile e int indica il tipo di variabile. In questo caso “intero”.
Esempio:
#include <stdio.h>
#include <stdlib.h>
int main(int argc, char *argv[])
{
int x;
x = 10;
system(“PAUSE”);
return 0;
}
Attenzione, perché se vogliamo stampare il contenuto della variabile, non si deve cadere
nel comune errore seguente:
printf(“Il valore della variabile e’: x”); No!!!!!
perché il risultato sarebbe quello di stampare il nome della variabile e non il suo contenuto.
Per una stampa corretta si usano i “segnaposto”. Questi indicano la posizione nella quale
il compilatore dovrà inserire il valore della variabile indicata nella “seconda parte” della
funzione printf().
printf(“Il valore della variabile e’: %d\n”, x);
442