Page 134 - Capire la Fisica
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L’entità del nostro lavoro dipende dalla massa da spostare (quante lattine ci sono nella
cassa?), dall’entità della forza gravitazionale (siamo sulla Terra, sulla Luna o su Marte)
e dall’altezza a cui vogliamo porre l’oggetto (sul tavolo o su uno scaffale più in alto).
La massa potrebbe anche essere quella del nostro corpo, se ad esempio dovessimo
salire su per le scale, mentre quando cerchiamo di muovere qualcosa senza riuscirci
(come cercare di sollevare un’auto con le braccia) non facciamo alcun lavoro.
La capacità di compiere un lavoro è detta energia, mentre la “potenza” descrive la ra-
pidità di impiego dell’energia (ovvero il rapporto matematico tra l’energia e il tempo).
Per capire meglio il concetto di potenza, proviamo a pensare a due atleti con uguale
massa corporea che gareggiano nella corsa dei 100 metri.
Arrivati al traguardo, entrambi avranno compiuto lo stesso lavoro, ma solo chi arriverà
primo avrà sviluppato più potenza.
Quando il lavoro è “positivo” si parla di lavoro motore, cioè quando la forza spinge nella
stessa direzione dello spostamento. Quando, invece, il lavoro è “negativo” si parla di
lavoro resistente e significa che la forza spinge nella direzione opposta allo sposta-
mento.
Non sempre, però, la forza che agisce su un corpo è costante, ma può cambiare durante
lo spostamento e quindi non si può più calcolare con la formula L = ∙ , perché è valida
solo quando la forza è costante. A scuola, il problema si risolve facendo ricorso agli
“integrali definiti”.
L’idea è quella di dividere lo spostamento in tanti piccoli tratti, in modo tale che la
forza, su ognuno di questi tratti possa essere considerata costante.
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